Issue #2 is out!
È uscito #Identity il secondo volume di Uno-Due! All'interno 'Altrove' articolo su Liberi Nantes con le mie foto e le parole di Stefano D'Alessio.
È uscito #Identity il secondo volume di Uno-Due! All'interno 'Altrove' articolo su Liberi Nantes con le mie foto e le parole di Stefano D'Alessio.
Roma ai lati, IL magazine del sole24ore
Read MoreLa mostra fotografica fa parte del progetto LIMINE – Indagine ai limiti di una città, che diventerà un libro fotografico in uscita prossimamente, progettato da Irene Alison per DER*LAB e in prevendita qui.
L’idea che sta alla base di questo progetto espositivo e di questa riflessione corale e fotografica prende spunto dalla frase del sociologo e filosofo Zygmunt Bauman: “…I confini dividono lo spazio; ma non sono pure e semplici barriere. Sono anche interfacce tra i luoghi che separano…”
Sette progetti realizzati da altrettanti fotografi, che hanno intrapreso un viaggio personale intorno all’idea di margine. La sensibilità e la visione di ognuno di loro si sono confrontate con questo concetto, che non è inteso solo come confine di spazio, né soltanto come misura di tempo, ma rappresenta un'altra dimensione, multiforme e mutevole.
Un lavoro che si articola in un continuo dialogo tra piani diversi che, però, tende quasi a sottolineare le similitudini, piuttosto che a rimarcare le differenze.
A cura di Massimo Siragusa
Fotografie di:
Vincenzo Labellarte
Daniele Cametti Aspri
Mauro Quirini
Paolo Fusco
Michele Miele
Gabriele Lungarella (Gae Lua)
Michele Vittori
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Info mostra
Dal 17 novembre al 7 dicembre 2016
Inaugurazione mercoledì 16 novembre ore 19
Officine Fotografiche Roma
via Giuseppe Libetta, 1
Orari mostra
dal lunedì al venerdì 10.00 – 13.30 / 14.30 – 19.00
Chiusura sabato – domenica e festivi.
Marco Antonini, Sergio Minniti, Francisco Gómez, Gabriele Lungarella, Luca Bendandi
Marco Antonini, Sergio Minniti, Francisco Gómez, Gabriele Lungarella, Luca Bendandi
Experimental Photography is the first manual ever to break down into a step-by-step format the experimental techniques that photographers use to subvert or expand conventional camera technology, heralding a new era in photography.
The book features technical sections that define a particular process and show how to carry it out, accompanied by examples of the finished images. These are interspersed with illustrated interviews with photographers who use these techniques, examining what their work aims to do and how it is made.
Some techniques, such as photograms or lumenprints, are cameraless; others involve building simple cameras from unexpected materials or exploiting the limitations of toy and disposable cameras for artistic effect. Camera hacking—breaking rules in exposure, zooming, panning, focus, and composition; modifying the camera to produce slit-scans; or adding filters—can produce a variety of exciting results.
Film can also be manipulated or distressed, and many experiments can be conducted during the preparation of negatives and prints. Even once the print has been produced, creativity continues: mordançage, for example, provides a controlled degrading of the print, and bleaching and encaustic can be used to create new effects.
For practicing photographers as well as anyone interested in artistic photographic techniques, this is an unprecedented sourcebook of practical inspiration that celebrates the work of the exceptional artists, “hackers,” and artisans who are pushing the boundaries of how we conceive of photography.
Committente: Elica s.p.a.
on assignment for
Fondazione Ermanno Casoli
Exhibition opening
Luogo Showroom ELICA
Via Pontaccio n. 8 - Milano
Committente: stARTT
on assignment for
stARTT
Exhibition opening
2014 | Ex Corderie dell’Arsenale – Venezia
Fundamentals – Monditalia – 14° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
progettisti stARTT
Il Fantasma del Nolli presenta il caso studio dell’Ospedale San Giacomo di Roma, antica istituzione pubblica della città, codice 476-480 della mappa del Nolli, chiuso nel 2008 dalla Regione Lazio, all’interno delle misure per il controllo della spesa. L’ospedale, fondato nel 1339, viene chiuso il 31 ottobre 2008 e l’edificio inserito all’interno di un fondo immobiliare destinato alla vendita.
Fin qui sembra una delle tante operazioni di valorizzazione privata del patrimonio immobiliare pubblico. Pochi giorni prima però, presso l’Archivio di Stato di Roma viene ritrovato il testamento del Cardinale Antonio Maria Salviati, che aveva voluto la ristrutturazione del complesso sanitario nel XVI secolo:
In Nomine Domini e per volere del potente prelato l’Ospedale San Giacomo, proprietà della famiglia Salviati, viene donato alle Istituzioni Sanitarie del Popolo Romano e l’edificio destinato ad uso pubblico a patto che ne venga salvaguardata la funzione sanitaria; in caso contrario gli eredi della famiglia ne rientrerebbero in possesso.
Il ritrovamento del documento mette in questione la procedura di alienazione da parte del governo regionale - ultimo discendente delle antiche istituzioni del popolo romano in materia di sanità. Nonostante questo l’ospedale, perfettamente funzionante, viene chiuso; ma il complesso resta abbandonato, al centro del conflitto giudiziario tra l’amministrazione pubblica che ne difende la cartolarizzazione e i privati – i Salviati più le associazioni cittadine - che ne difendono l’uso ospedaliero.
La vicenda del San Giacomo parla delle tensioni e dei conflitti al tempo della crisi che attraversano l’architettura e gli spazi pubblici, quali forma fisica dell’infrastruttura urbana della città europea. La sua chiusura pone insieme la questione dello statuto del patrimonio, del ruolo delle Istituzioni del welfare e dell’identità della città europea, che si è articolata e stratificata intorno alle grandi istituzioni pubbliche.
Nella sua sospensione di corpo fantasma, Il San Giacomo rappresenta una risorsa latente e potente, da interrogare -con la forma del progetto?- per immaginare il futuro e ripensare l’architettura dei commons, in particolare della sanità, al tempo della società dell’informazione, dentro i tessuti compatti e altamente artificiali della nostra condizione urbana contemporanea e oltre i processi di crisi.
Amman, Jordan National Museum "Newcimed | New Cities of Mediterranean Sea Basin".
This work is the result of an assignment for New Cities of the Mediterranean Sea basin, a stantard project of ENPI CBC MED programme funded by European Union under the Joint Managing Authority Autonomous Region of Sardinia.
The Newcimed project focuses on enhancing the cultural heritage and the territorial planning capacities of the “New Cities” with a holistic, systematic and strategic multisectoral planning.
The so-called “New Towns” is a urban phenomenon which is diffused in the Mediterranean area. A new town is a city or community that was carefully planned from its inception and is typically constructed in a previously undeveloped area.
Six photographers have been called to document Al Tafila area in Jordan.
The entire work was exhibited in December 2013 in the Jordan Museum of Amman.
My pictures on Studiospace. Thanks to SHS Publishing.
“StudioSpace - Inside the creative environments of architecture firms” 23x29cm, pp. 304 B. Cormier & C. Pandolfi SHS Publishing, 2011 Roma.
In architectural practice nothing is more cherished than the creative moment – the eureka moment where a new concept, idea, or form is conceived. These are the definitive moments that go on to birth great projects. How much can these moments be related to the particular atmosphere of a studio’s surroundings? And how much value do the architects themselves place on their workspace?
Over the course of one year we interviewed architects, taking into account both big studios and small practices virtually all around the globe.
The result is a unique publication, unlike any other previously published on the subject. StudioSpace is a truly insightful voyage inside the creative environments of architecture studios to seek what really is that fosters creativity. It includes in-depth interviews, beautiful photography and an innovative use of infographics.
On line le foto dell'inaugurazione della mostra curata dallo studio stARTT presso il Museo delle Scuderie Aldobrandini.
on assignment for
stARTT
Exhibition opening
2010 | Frascati - Museo delle Scuderie Aldobrandini
AB OVO² – L’ORIGINE E LA FORMA
idea Claudio Abate
progettisti stARTT
64 opere d’arte all’interno di un’opera d’arte. L’intervento di allestimento della seconda edizione di Ab Ovo si inserisce nella elaborata costruzione spaziale delle scuderie Aldobrandini di Frascati, opera dello studio Fuksas. La soluzione per il progetto espositivo sceglie di rinunciare ad ogni postura impositiva, piuttosto si scioglie, quasi in maniera omeopatica, nello spazio senza negare la stratificazione dei linguaggi e dei segni presente, alla ricerca di dialogo con il contenitore architettonico e la collezione permanente. Ogni opera trova la sua naturale collocazione costruendo inedite relazioni con lo spazio realizzato dall’architetto romano e la raccolta archeologica, in un continuo rimando di sguardi e citazioni. In questo modo vengono accostate le terracotte dei Lari e dei Penati, il volto di Costantino, la testa d’uom(v)o di Ottavio Celestino, la croce di Jannis Kounellis, il tappeto volante di Fuksas, i calchi acefali sospesi sulla parete magenta o l’Orizzontovale di Nunzio, in una sorta di parificazione dei reali che costruisce un nuovo spazio di sospensione a metà tra arte, architettura e archeologia.